La Cina alla prova dell'Ucraina, tra l'amicizia senza limiti e il prestigio internazionale
Utilizzando una metafora che suscita ricordi universitari, possiamo dire che, durante il primo anno dell’invasione russa, la Cina ha osservato e preso appunti e ora sembra essere pronta ad affrontare gli esami.
In occasione del primo anniversario dell’invasione, il ministero degli esteri della Repubblica Popolare ha reso nota la “posizione della Cina sulla sistemazione politica della crisi ucraina" [1], denominazione ufficiale del cosiddetto piano di pace cinese. Se la denominazione ufficiosa è piuttosto fuorviante, giacché in effetti non si tratta di un vero e proprio piano di pace, quella ufficiale, oltre ad essere più corretta, è più significativa.
Il titolo della proposta fa riferimento a una soluzione politica, pertanto Pechino conferma il suo rifiuto della non belligeranza armata, che invece contraddistingue gli Stati Uniti e i loro alleati. Inoltre, la denominazione ufficiale non menziona la parola guerra. Quello che sta accadendo in Ucraina viene eufemisticamente definito crisi. Un modo per accontentare l’amica Russia, dove la legge che proibisce di parlare di guerra in riferimento alla cosiddetta operazione militare speciale è violata dallo stesso Putin [2].
A proposito di Russia, lo scorso mese la Repubblica Popolare ha confermato il suo rinnovato attivismo diplomatico con la visita del presidente Xi Jinping a Mosca. Il viaggio nella capitale russa ha permesso a Xi di rafforzare la cosiddetta amicizia senza limiti che lega la Repubblica Popolare alla Federazione e di perorare la causa per una soluzione politica della guerra.
Ma l’aspetto senz’altro più interessante del recente attivismo cinese è che finora è stato ben accolto dal governo ucraino. In effetti, se lo scambio di effusioni diplomatiche tra Xi e Putin è ormai un fatto scontato, alla luce della dipendenza dell’Ucraina dalle armi occidentali e in particolare statunitensi, la posizione del governo ucraino è sorprendente. Il presidente Zelensky, dopo aver dato un cauto riscontro positivo alla proposta cinese, si è addirittura detto pronto a incontrare Xi. Disponibilità confermata da quest'ultimo durante il recente bilaterale con Macron a Pechino. Sembra quindi che i tempi per un’interlocuzione diretta tra i presidenti di Ucraina e Cina si stiano avvicinando alla maturazione.
In ogni caso, qualsiasi iniziativa cinese volta a trovare una soluzione politica per la guerra russo-ucraina deve fare i conti con tre problemi.
1. Dal punto di vista russo, grazie al legame speciale che unisce i due paesi, la Cina costituisce un interlocutore privilegiato. In altre parole, il governo russo è disposto a riconoscere alla Cina il ruolo di mediatore. Allo stesso tempo, per il governo cinese, l’amicizia senza limiti con la Russia costituisce un oggettivo vincolo alle sue capacità di mediazione. Pechino non potrà mai imporre a Mosca di accettare delle dure condizioni di armistizio, pena il grave deterioramento delle relazioni bilaterali. Per intenderci, la Cina potrebbe essere troppo vicina alla Russia per ricoprire con efficacia il ruolo di mediatore. Ciononostante finora Kiev ha fatto delle aperture non scontate nei confronti di Pechino. Rimane tutto da vedere se queste aperture sfoceranno in sviluppi concreti.
2. Probabilmente qualsiasi iniziativa diplomatica cinese andrà incontro al sabotaggio degli Stati Uniti e dei loro alleati più fedeli. Se la Cina riuscisse a favorire anche solo un armistizio tra i belligeranti, ciò rappresenterebbe un grave smacco per gli Stati Uniti. La Cina guadagnerebbe notevole prestigio internazionale dimostrando di essere una grande potenza responsabile e interessata alla stabilità del sistema internazionale, riuscendo a risolvere un conflitto a cui invece gli Stati Uniti hanno partecipato indirettamente inviando copiose quantità di armi. Questo scenario è totalmente inaccettabile per Washington. Non bisogna dimenticare che dal punto di vista statunitense la Cina è il principale rivale strategico, pertanto è fondamentale impedire che Pechino consegua clamorosi successi politici nell’arena internazionale.
3. Al momento le posizioni di Russia e Ucraina sono ancora separate da una distanza siderale. L’Ucraina è intenzionata a liberare tutti i territori occupati a partire dal 2014. La Russia non ha rinunciato alla sua ambizione di conquistare interamente le quattro regioni che ha annesso lo scorso anno con dei referendum farsa. Purtroppo, sembra che ancora troppa gente debba morire prima che Mosca e Kiev si dicano disponibili a dialogare seriamente. Al momento, e probabilmente anche per i prossimi mesi, qualsiasi iniziativa finalizzata a trovare una soluzione politica alla guerra è destinata a fallire miseramente. L’ultima parola spetta ancora alle armi.
A questi tre problemi fa da contraltare una certezza. Numerosi commentatori, italiani e stranieri, in pubblico si dicono convinti che la guerra terminerà in una sola maniera, ovvero con la liberazione di tutti i territori ucraini occupati. Invece, chi non è accecato dalla propaganda non esclude che le ostilità si concludano con un armistizio.
Quel giorno sembra ancora lontano ma prima o poi le parti combattenti, esauste per lo sforzo bellico, torneranno a sedersi intorno a un tavolo per negoziare. A meno che, chiaramente, il governo ucraino non riesca nel suo intento. Qualora ciò non avvenga e nel caso i negoziati bilaterali tra Russia ed Ucraina non siano sufficienti per raggiungere un accordo, c’è solo una grande potenza che entrambi i belligeranti riconoscono come possibile mediatore: la Cina.
Massimiliano Palladini
Note
[1] China’s Position on the Political Settlement of the Ukraine Crisis, fmprc.gov.cn, 24 febbraio 2023.
[2] John Haltiwanger, Russian lawmaker accuses Putin of breaking his own law with reference to Ukraine “war”, asks prosecutors to investigate, businessinsider.com, 23 dicembre 2022.
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