Crisi Egeo: Atene e Ankara dialogano in vista del Consiglio Europeo
L'estate che sta per concludersi è stata a dir poco calda nel Mediterraneo orientale. Le tensioni tra Francia e Grecia da una parte e Turchia dall'altra hanno innalzato la temperatura del confronto geopolitico oltre i livelli di guardia, tant'è che si è arrivati alle minacce militari reciproche e a un incidente navale.
Il paradosso è che gli attori di questa crisi sono alleati: Francia, Grecia e Turchia appartengono infatti alla Nato. Questo paradosso ci permette di fare un'osservazione importante: Ankara è determinata a perseguire una politica estera autonoma, cioè che non si limita a seguire le iniziative statunitensi, e per fare ciò è disposta ad entrare in crisi con i suoi alleati. L'autonomia della politica estera turca si concretizza anche nella rivendicazione dei diritti sullo sfruttamento delle risorse energetiche presenti nei fondali dell'Egeo e del Mediterraneo orientale.
Lo scontro con la Grecia è quindi inevitabile dal momento che quest'ultima controlla tutte le isole dell'Egeo, di fatto contenendo la proiezione marittima turca. Atene controlla persino la piccola Kastellorizo, che si trova a centinaia di chilometri dalla terraferma greca ma ad appena due chilometri dalla costa turca. In sostanza, rivendicando i suoi diritti nell'Egeo e non riconoscendo quelli della Grecia, la Turchia mette in discussione lo status quo partorito dal trattato di Losanna del 1923, che definì i confini della Repubblica di Turchia.
Per comprenderla appieno, la disputa tra Francia, Grecia e Turchia deve essere inserita in un contesto allargato che comprende la Libia ma anche gli altri Stati che si affacciano sul Mediterraneo orientale, in particolare Cipro, Egitto ed Israele, e alcuni attori extra-regionali, ovvero Stati Uniti, Russia ed Emirati Arabi Uniti.
Il doppio accordo firmato da Ankara con Tripoli nel novembre 2019 - definizione delle rispettive Zone economiche Esclusive (Zee) e accordo di cooperazione militare - e il successivo intervento militare in Tripolitania sono iniziative mirate a spezzare il fronte anti-turco creatosi attorno allo sfruttamento delle risorse energetiche del Mediterraneo orientale. Fronte istituzionalizzato nell'EastMed Gas Forum, organizzazione internazionale creata proprio per favorire la gestione multilaterale dello sfruttamento delle risorse energetiche e composta da sette paesi (Cipro, Egitto, Grecia, Italia, Israele, Giordania e Palestina). La Turchia percepisce questa organizzazione come uno strumento creato ad hoc per escluderla dalla corsa alle risorse dei fondali.
Per rompere l'isolamento Ankara è intervenuta in Libia, ha iniziato a condurre ricerche sismografiche nelle acque greche e cipriote e ha difeso i diritti della Repubblica Turca di Cipro del Nord. Vale la pena ricordare brevemente la peculiare situazione di Cipro, che contribuisce a complicare la questione.
Nel 1960, al momento dell'indipendenza dal Regno Unito, la popolazione cipriota è composta da greci ortodossi (80 %) e turchi musulmani (20 %). Al termine di lunghe e complesse trattative tra Londra, Atene e Ankara nasce la Repubblica di Cipro, con presidente l'arcivescovo Makarios. Nel 1974 i militari greco-ciprioti fanno un colpo di Stato, destituiscono Makarios e proclamano l'unificazione con la Grecia. La Turchia risponde invadendo militarmente l'isola, di cui si assicura il controllo della metà settentrionale. Nel 1983 viene proclamata la Repubblica Turca di Cipro del Nord, riconosciuta solo da Ankara.
A quasi mezzo secolo dall'invasione turca la questione cipriota rimane irrisolta. Di fatto l'isola, compresa la capitale Nicosia, è divisa in due. Siccome Grecia e Cipro non riconoscono la Repubblica Turca di Cipro del Nord, per loro la presenza di navi turche, specialmente se militari, nelle acque di Cipro è totalmente illegittima e costituisce una violazione della sovranità della Repubblica riconosciuta.
Finora l'unico paese che ha preso le difese della Grecia con convinzione è la Francia. Da alcune settimane i presidenti di Francia e Turchia hanno ingaggiato una guerra verbale fatta di minacce e provocazioni mentre Atene, alla luce delle tensioni con Ankara e del disinteresse americano per l'aggressività turca, ha deciso di potenziare il proprio apparato militare.
Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha annunciato che la Grecia comprerà 18 caccia Rafale francesi, quattro elicotteri, quattro fregate, nuove armi anti-carro, nuovi siluri e nuovi missili guidati. Si ricorda che la Grecia, nonostante la grave crisi economica dello scorso decennio, è uno dei pochi paesi Nato che rispetta l'impegno di spendere almeno il 2 % del Pil in difesa. Nel 2019 ha speso il 2,28 % del Pil in difesa, ben più del 1,2 % della media europea.
La Francia interviene nella disputa greco-turca con mezzi militari e diplomatici. Al di là della fornitura dei 18 Rafale, in agosto i francesi hanno inviato mezzi militari nel Mediterraneo orientale per svolgere esercitazioni militari con i greci. Per quanto riguarda la diplomazia, il 10 settembre si è tenuto ad Ajaccio il vertice del gruppo Med7, composto dai 7 paesi del Sud dell'Unione Europea (Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Spagna).
Nel comunicato finale si legge che il gruppo condanna la Turchia per le sue "azioni unilaterali e illegali nel Mediterraneo orientale e nel Mar Egeo" e avverte che, qualora Ankara non segua la via del dialogo e non metta fine alla sua aggressività, sosterrà, nelle sedi europee, l'imposizione di sanzioni.
Per quanto riguarda l'Unione Europea, il 15 settembre il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel si è recato ad Atene dove ha incontrato il premier ellenico. La crisi con la Turchia è stata al centro dei colloqui. "Siamo pronti ad essere inflessibili e severi nel difendere i princìpi che sono essenziali per noi e per i nostri Stati membri" ha affermato Michel, il quale ha espresso la solidarietà dell'Ue. Il 24 e il 25 settembre si terrà un Consiglio Europeo dedicato principalmente alla crisi nel Mediterraneo orientale.
Un altro attore importante di questa disputa è la Germania, a cui spetta il turno di presidenza dell'Unione Europea. Berlino ha assunto il ruolo di mediatore principale. Il 16 settembre la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan hanno tenuto una videoconferenza bilaterale in vista del Consiglio Europeo di fine mese. Erdogan ha rivelato la sua disponibilità a risolvere la disputa per via negoziale, ma allo stesso tempo si è riservato il diritto di "implementare una politica decisa e attiva" per tutelare i diritti della Turchia.
La nave da ricerca sismografica Oruc Reis, che fu protagonista dell'incidente navale del 14 agosto, è ritornata in porto per quella che il governo turco definisce "manutenzione di routine". La mossa ha incassato l'approvazione di Atene. Il 17 settembre Ibrahim Kalin, portavoce del presidente turco, ha osservato che le condizioni sono tali da permettere una ripresa delle trattative.
Il rientro in porto della Oruc Reis sembra aver aperto una finestra di dialogo. Ankara ha cambiato tattica: mostrandosi conciliante proprio nei giorni che precedono il Consiglio Europeo spera di evitare le sanzioni. Dopo il vertice di Bruxelles, qualora i negoziati con i greci dovessero impantanarsi, è probabile che la Turchia riprenda le sue provocazioni,.
CIVITAS EUROPA - DIVISIONE RELAZIONI INTERNAZIONALI
Massimiliano Palladini
Fonti
Alessandro Duce, Storia della politica internazionale (1957-2017). Dalle conquiste spaziali al centenario della Rivoluzione d'ottobre, Edizioni Studium, Roma, 2019, pp. 104-106.
"Greece to boost arms with 18 new French Rafale jets, frigates amid growing Turkey tensions", france24.com, 13 settembre 2020. Ultimo accesso 18 settembre 2020.
"Greece goes arms shopping as Turkey tension rises", politico.eu, 11 settembre 2020. Ultimo accesso 18 settembre 2020.
"France joins Greece's naval exercises amid Turkey row", dw.com, 26 agosto 2020. Ultimo accesso 18 settembre 2020.
"Déclaration à l'issue du 7e sommet des pays du Sud de l'Union Européenne", elysee.fr, 10 settembre 2020. Ultimo accesso 18 settembre 2020.
"Remarks by President Charles Michel after meeting Greek Prime Minister Mitsotakis in Athens",consilium.europa.eu, 15 settembre 2020. Ultimo accesso 18 settembre 2020.
"Turkey open to Mediterranean Sea talks but "determined": Erdogan", aljazeera.com, 16 settembre 2020. Ultimo accesso 18 settembre 2020.
"Turkey says conditions conducive to launching talks with Greece", ekathimerini.com, 17 settembre 2020. Ultimo accesso 18 settembre 2020.
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