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Ucraina, un futuro ancora tutto da scrivere

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L’Ucraina, pressata su più fronti da gravi problematiche, è ad un crocevia. La pandemia , che dilaga imperiosamente anche in questo Paese, sta mettendo a dura prova la tenuta del sistema sanitario pubblico che non spicca per efficienza e celerità.

Il Ministro della Salute Maksym Stepanov ha lanciato, in data 3 novembre, un monito inquietante: la situazione epidemiologica nel Paese è catastrofica ed i cittadini devono prepararsi al peggio. L’Ucraina aveva registrato 8.899  nuovi casi nelle ventiquattro ore precedenti, un record assoluto per la nazione che, di suo, non ha la capacità di condurre un grande numero di test diagnostici. Tutto lascia pensare, infatti, che la situazione sia più grave di quanto non appaia e che l’infezione galoppi ancora più veloce di quanto non emerga dalle cifre ufficiali.

Sullo sfondo ci sono gli annosi problemi che Kiev deve affrontare da molti anni. In primis la complessa questione del Donbass, l’ex bacino industriale del Paese controllato da tempo dalle milizie separatiste filorusse e della Crimea, occupata nel 2014 dalla Federazione Russa.

In seconda battuta c’è la collocazione internazionale e geopolitica del Paese. Kiev aspira, nel lungo termine, a fare il proprio ingresso tanto nell’Unione Europea quanto nell’Alleanza Atlantica. La tendenza geopolitica del Paese è talmente ancorata ai principi euro-atlantici che questi ultimi sono stati inclusi nel 2019, dall’allora Presidente Petro Poroshenko, nella Costituzione. Volodymr Zelensky, che ricopre il ruolo di Capo dello Stato dal 2019, ha dimostrato il proprio attaccamento a queste aspirazioni. Che, però, potrebbero essere ostacolate da una serie di di fattori.

Il fattore povertà

L’Ucraina è uno dei Paesi più poveri d’Europa. Il reddito medio netto mensile non supera i 288 euro ed il Covid-19 ha interrotto quel declino, in atto da alcuni anni, del tasso di povertà nazionale che, secondo le stime fatte nel 2019, non avrebbe dovuto superare il 31.2 per cento nel 2020. Le cose sono andate molto peggio del previsto ed il numero di ucraini che vive in povertà, stimata in un reddito mensile che non raggiunge i 115-130 dollari, è cresciuto fino a raggiungere il 45 per cento della popolazione.

“ Gli eventi del 2020” secondo quanto chiarito da una ricerca condotta dall’Istituto Demografico e per la Ricerca Sociale M.V. Ptukha “potrebbero polverizzare i risultati raggiunti negli ultimi tre anni”. Questa situazione, decisamente preoccupante, ha influito e continuerà ad influire sulla gestione della pandemia. Basti pensare, ad esempio, che l’intera Ucraina meridionale disponeva, nel marzo del 2020, di appena 130 macchinari per la ventilazione meccanica destinati ad una popolazione di quattro milioni di abitanti mentre a livello nazionale la disponibilità era di 6000 macchinari per una popolazione di 44 milioni di abitanti.

Il prodotto interno lordo dell’Ucraina dovrebbe contrarsi, secondo le stime della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, del 4.5 per cento nel 2020 a causa degli shock economici provocati dal coronavirus e dal rallentamento della crescita industriale registrata tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. L’economia dovrebbe tornare a galoppare nel 2021, facendo registrare una crescita del 5 per cento, ma potrebbe comunque non bastare. Anni di povertà e bassi livelli di sviluppo necessiteranno di una fase prolungata di robusta crescita economica per dissolversi.

Il peso della povertà è destinato ad influire sulle prospettive europee di Kiev, dato che molto difficilmente Bruxelles vorrà accollarsi il peso ingombrante di un nuovo membro così problematico. L’adesione di uno Stato all’Unione Europea è legata ad anni di complesse e laboriose trattative ed al rispetto di una serie di parametri stringenti.

I rapporti con la Nato

L'Ucraina ha cercato di costruire dei legami con l’Occidente sin da quando, nel 1991, ha riguadagnato la propria indipendenza in seguito al crollo dell’Unione Sovietica. Kiev è entrata a far parte del Consiglio di Cooperazione Nord Atlantico, che aveva la funzione di potenziare la cooperazione tra la Nato e gli ex membri del Patto di Varsavia, già nel dicembre del 1991. Nel 1994 l’Ucraina ha aderito alla Partnership for Peace, che mirava a costruire  una relazione rafforzata tra l’Alleanza Atlantica ed alcuni Stati.

Nel 2002 l’allora Presidente Leonid Kuchma, in ottimi rapporti con Mosca, stupì molti osservatori quando espresse l’intenzione di far entrare l’Ucraina nella Nato. La promessa, però, non ebbe un seguito e negli anni successivi la nazione, affetta da una certa instabilità, rimase in un limbo.

La crisi politica ucraina, iniziata con le proteste di Euromaidan nel novembre del 2013 e culminata con la rimozione del Presidente filo-russo Viktor Yanukovich, ha contribuito a sbloccare la situazione. Nel marzo del 2014 la Russia ha annesso formalmente la penisola di Crimea, appartenente da decenni all’Ucraina ed ha in questo modo cercato di interrompere sul nascere il potenziale avvicinamento dell’Ucraina alla Nato. L’Alleanza Atlantica non potrà mai accettare un nuovo membro coinvolto in una controversia territoriale con uno dei Paesi militarmente più organizzati al mondo. La Federazione Russa, sfruttando anche la questione energetica e quella separatista, può influenzare le scelte politiche del governo ucraino.

L'ex presidente Petro Poroshenko dichiarò, nel 2017, di voler avviare il processo di adesione alla Nato, una scelta supportata anche dal Parlamento che approvò, in quell’occasione, una risoluzione in materia. Il 69 per cento dei cittadini, secondo quanto diffuso da un sondaggio realizzato in quel periodo, si espresse in favore della scelta di Poroshenko. L’ex Capo di Stato dichiarò di voler riuscire, entro il 2020, a rispettare tutti i criteri necessari per entrare a far parte dell’Alleanza Atlantica. Una previsione che, però, non si è ancora realizzata e che probabilmente non si realizzerà ancora per molto tempo.

La Federazione Russa è allarmata dal progressivo avvicinamento della Nato ai confini del Paese ed ha reagito con fastidio, nel mese di giugno, ad un miglioramento nei rapporti tra l’Alleanza Atlantica e Kiev. Mosca ha mostrato scetticismo nei confronti della decisione di garantire all’Ucraina lo status di partner potenziato, una decisione che, secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov (le sue parole sono riportate dall’agenzia di stampa Anadolu), “non contribuisce a rafforzare la sicurezza e la stabilità in Europa”.

Le parole del Cremlino sono solo apparentemente sibilline e celano in realtà una chiara visione strategica. La Russia ha scommesso sul fatto che la Nato non potrà continuare ad espandersi all’infinito senza collassare ed è consapevole dell’inferiorità delle forze armate ucraine rispetto a quelle russe.

Ecco cosa pensa Bruxelles

L'Ucraina è un partner prioritario per l’Unione Europea. Bruxelles supporta l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale della nazione e desidera che gli abitanti del Paese possano godere di un futuro prospero e democratico. Nel 2014 le parti hanno siglato un Accordo di Associazione, che include un accordo di libero scambio, e che ha lo scopo di avvicinare ulteriormente Bruxelles e Kiev dal punto di vista politico, economico e valoriale.

L’Unione Europea ha preso nota del programma di riforme condotto da Kiev per accelerare la crescita economica e migliorare le vite dei suoi cittadini. Le priorità sono, tra le altre la riforma del sistema giudiziario e la lotta alla corruzione.  Il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato, nell’ottobre del 2020, che desidera che l’Ucraina "sia invitata nell’Unione Europea” e che la cosa più importante è che il Paese “non sia semplicemente un membro dell’organizzazione internazionale ma un membro che abbia pari diritti rispetto agli altri Stati”.

Il diplomatico Kostiantyn Yelisieiev aveva affermato (le sue parole sono riportate da promoteukraine.org) nel gennaio del 2020 che, in presenza delle giuste condizioni, sarebbe stato realistico che Kiev presentasse la domanda di adesione all’Unione Europea nel 2023. Kiev, secondo Yelisieiev, deve armonizzare quanto più possibile la legislazione ucraina con gli standard dell’Unione Europea. Uno sforzo complesso che potrebbe richiedere anche più di quanto previsto.

 

Andrea Walton

Collaboratore esterno - CIVITAS EUROPA

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