SURE: una nuova prospettiva per il bilancio comunitario.
Due settimane fa il Presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo al vertice di Porto sull’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, ha auspicato la trasformazione di SURE in un programma strutturale dell’Unione Europea. Lo strumento è attualmente concepito come temporanea mitigazione dei rischi di disoccupazione legati all’emergenza Covid-19.
In questo articolo si tratterà di cosa potrebbe significare l’istituzione di un programma permanente basato su SURE e della controversa battaglia sul bilancio comunitario, che ha già diviso l’Europa un anno fa.
SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) ha l’obiettivo di aiutare i paesi membri a finanziare misure di riduzione dell’orario lavorativo o analoghe (es. cassa integrazione), concedendo prestiti a bassissimi tassi di interesse fino ad un massimo di 100 miliardi di euro complessivi. Il focus è quello di tutelare dalla perdita di reddito i lavoratori, autonomi e dipendenti, il cui posto è stato messo a rischio dalla crisi pandemica.
Il sistema di finanziamento si basa su garanzie degli Stati membri, che contribuiscono in base alla quota relativa sul totale del reddito nazionale lordo della UE (2020). Ad oggi i prestiti approvati dalla Commissione hanno raggiunto i 90,3 mld, di cui 27,4 mld destinati all’Italia, il principale beneficiario assieme alla Spagna (21,3 mld). La prima tranche di 31 miliardi è già stata erogata a 17 diversi paesi membri.
Le garanzie degli Stati hanno permesso alla Commissione di emettere obbligazioni sociali per raccogliere i fondi da destinare ai prestiti. Queste obbligazioni, la cui prima emissione è stata effettuata il 21 ottobre 2020, hanno avuto successo presso gli investitori e dimostrato, assieme a quelle emesse per finanziare Next Generation EU, che il sistema di finanziamento comunitario possiede grande potenziale.
Ed è qui che si interpone la prima, fondamentale linea di frattura tra due schieramenti contrapposti. L’emissione di bonds da parte della Commissione potrebbe rappresentare un unicum destinato a non ripetersi, almeno fino alla prossima crisi. Oppure potrebbe aver costituito la “prova generale” di un più ambizioso progetto di rilancio dell’integrazione europea.
Della prima posizione si è reso campione il premier olandese Mark Rutte: i Paesi Bassi hanno mal digerito la creazione di Next Generation EU e guidato la coalizione di paesi che avrebbero voluto un programma unicamente costituito da prestiti. Non è una sorpresa, quindi, che la proposta di Draghi sia stata accolta con freddezza da Rutte, sottolineando che “il programma per l’occupazione SURE è una tantum”.
La seconda posizione è quella più entusiasmante per le prospettive del processo di integrazione. Costituire un programma strutturale contro la disoccupazione significherebbe un ampliamento sostanziale del bilancio comunitario e un riconoscimento delle prerogative esecutive della Commissione, legittimando l’idea di rendere strutturali interventi simili a quelli previsti da Next Generation EU. In parte, questa differente impostazione si è già notata nell’approvazione del QFP 2021 – 2027.
In conclusione, si può indicare con certezza il Consiglio Europeo previsto per il mese di giugno come palcoscenico di una vivace discussione sull’argomento. L’Europa deve fare i conti ancora una volta con le difficoltà di rinsaldare il legame di fiducia tra il Nord e il Sud: resta da vedere dove si schiereranno Germania e Francia sulla questione.
Anche se SURE diventasse il seme di un programma europeo di sostegno ai lavoratori, non sarebbe che un risultato parziale. Ma, di certo, rinforzerebbe l’idea di un’Europa più attenta alle tematiche sociali e lavorative, mettendo a disposizione uno strumento per intervenire.
Inoltre, l’integrazione stessa scoprirebbe una nuova prospettiva. Lo strumento dei bonds comunitari e la leva del bilancio europeo hanno dimostrato formidabili capacità. Non sfruttarle attraverso la costituzione di programmi strutturali ad hoc sarebbe un errore economico, sociale e politico.
Riccardo Raspanti
CIVITAS EUROPA - Divisione Economia
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