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Next Generation Eu: un approccio coordinato per un'Europa più integrata

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Il Piano Europeo di Ripresa e Resilienza, o Next Generation EU, che prevede l‘attribuzione a ciascun Stato membro di ingenti fondi, in termini di "loans and grants”, presuppone la presentazione, entro il 30 Aprile, di un piano nazionale di investimenti. È proprio questo l’aggettivo chiave che potrebbe compromettere la piena realizzazione degli obiettivi di un progetto epocale per il rilancio degli Stati e dell’Unione Europea nel suo insieme.

Infatti, mentre osserviamo che ogni governo procede in completa autonomia e asincronia, la stessa Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, nella sua ultima conferenza stampa a seguito del ECB Governing Council Meeting, ha sottolineato che, per il rilancio dell’economia europea "regarding fiscal policies, an ambitious and coordinated fiscal stance remains crucial”. In altre parole, l’attuale approccio nel progettare il Next Generation EU potrebbe compromettere il valore aggiunto dovuto alla progettazione comune e coordinata, a livello europeo o almeno a livello transnazionale.

Di seguito alcuni esempi che possono chiarire tale affermazione.

È opinione condivisa che uno degli elementi strategici per eccellenza di un’economia avanzata e competitiva sia un’adeguata rete infrastrutturale, capace di servire aree geografiche connesse o il cui fine sia proprio la maggiore integrazione delle stesse. Ad esempio, dalla progettazione e realizzazione condivisa di reti ferroviarie ma anche elettriche e digitali, a livello europeo, potrebbero infatti derivare ricadute economiche di portata molto superiore rispetto a opere prive di coordinamento.

Inoltre, la pandemia ha insegnato che il sistema sanitario può essere molto più efficiente ed efficace se ha fattori comuni condivisibili a livello europeo: dalla ripartizione di stock di materiale e servizi sanitari, al finanziamento comune della ricerca e al conseguente scambio di informazioni e risultati raggiunti. Senza trascurare, nel caso specifico, l’importanza di un piano pandemico unitario e quindi di una cabina di regia europea, dotata dei mezzi e di strumenti appositamente coordinati.

Altro settore strategico, sul quale è auspicabile un investimento coordinato degli Stati, è inequivocabilmente quello della difesa. Il coordinamento a livello europeo e la stessa integrazione del fattore umano delle forze armate contribuirebbero inoltre alla costruzione di una nuova visione strategica a livello geopolitico dell’Unione stessa.

Altro tema cruciale per lo sviluppo ad ampio raggio di una società all’avanguardia è rappresentato dalla possibilità per i cittadini di accedere alla formazione e di poterlo fare in modo continuativo. La continuous education, integrata a livello europeo, o almeno transnazionale, potrebbe agevolare inoltre la mobilità della forza lavoro, quale motore di sviluppo della società, ed essere fautrice di un’integrazione europea sempre più necessaria.

Prendiamo ad esempio in considerazione Italia e Germania. Anche se volessimo concentrarci solo sugli aspetti economici che li legano (la Germania è il primo cliente e fornitore dell’Italia, l’Italia è il sesto cliente e fornitore della Germania) estremamente importante potrebbe rivelarsi un sistema scolastico (almeno d’istruzione secondaria) e universitario comune, in grado di agevolare lo scambio di competenze tra i due Paesi manifatturieri per eccellenza ed economicamente già fortemente interconnessi.

Il sistema di istruzione e formazione tedesco, il Bildunssystem, è molto efficiente nel garantire agli studenti l’acquisizione di competenze tecniche e specifiche di un ben definito mercato del lavoro. Esso prevede infatti un accurato e costante interscambio tra scuola e azienda, garantendo un collegamento profondo e Kooperation, tra il mondo della scuola e quello del lavoro. Tuttavia, ciò avviene ancora solo a livello nazionale. È naturale quindi supporre che lo scambio di informazioni e conoscenze al più alto livello europeo o almeno transnazionale, potrebbe nel medio e lungo termine migliorarne le performance.

D’altro canto, il sistema di formazione italiano dovrebbe innanzitutto rimuovere gli ostacoli interposti tra il sistema formativo e quello produttivo e favorire un’integrazione scuola-azienda per poi puntare sul più ambizioso progetto dell’integrazione transnazionale. Si potrebbe, ad esempio, riprodurre il modello di successo tedesco della formazione continua (il deutsches Bildunssystem), al fine di procedere ad uno scambio di competenze e conoscenze dal quale potrebbero trarne beneficio entrambi gli Stati e l’Unione intera.

In Germania un ruolo poco conosciuto alle nostre latitudini, ma centrale nell’ambito dell’ offerta formativa continua, è rappresentato dalle “Volkshochschulen” (VHS, solo letteralmente tradotto come Università popolari) ossia delle strutture formative che si aggiungono alla classica compagine formativa, presenti in modo capillare sul territorio tedesco, che offrono corsi di ogni tipo e di ogni livello (si va dai corsi base, Grundstufe, ai corsi avanzati, Fortgeschrittenkurse) dando ai partecipanti la possibilità di formarsi scegliendo in base ai propri interessi e alle proprie ambizioni e di accrescere conseguentemente le proprie conoscenze e capacità.

Le VHS risultano quindi essere un validissimo strumento formativo per tutti coloro che vogliano iniziare un percorso di formazione o desiderino progredire nella formazione stessa. Non a caso, nella lingua tedesca, questi due concetti possono essere espressi con precise parole: “Ausbildung” e “Weiterbildung” rispettivamente. Si va dai corsi di lingua (Sprachen und Länder) uno dei loro punti di forza, a quelli di informatica e tecnologie varie (Digitale Medien) ai corsi che trattano i temi relativi alla società e cultura (Gesellschaft und Kultur) di cucina e tantissimi altri ancora.

Le VHS, fiore all’occhiello del sistema tedesco, contribuiscono quindi in maniera determinante ad accrescere il livello culturale della popolazione perseguendo un obiettivo ben chiaro: “Kultur macht stark” (la cultura ci rende forti). Esse rappresentano un vero e proprio investimento nel capitale umano parallelo al sistema scolastico e universitario, e prevalentemente mirato alla popolazione adulta. Inoltre, anche il sistema delle VHS garantisce l’integrazione col sistema produttivo fornendo servizi formativi su misura (gezielt) alle aziende che ne fanno richiesta.

Se l’Italia, attraverso il Next Generation Eu, investisse in questo modello, oltre ai benefici che ne trarrebbe in termini di crescita sociale e non solo, potrebbe inaugurare una stagione nuova, creando infatti nuovi canali di interscambio con la società tedesca, incentivando scambi culturali e turistici (si pensi ad esempio al ritorno anche economico di cui potrebbe beneficiare il nostro Mezzogiorno) promuovendo inoltre lo scambio di competenze, attraverso anche la mobilità di docenti e studenti, con importanti ricadute sul tessuto sociale ed economico.

Il Next Generation Eu ci offre quindi un’opportunità unica per rendere più concreto il progetto di un’Unione Europea che sia davvero tale. Non più semplicemente un insieme di Stati, uniti per la maggior parte soltanto da una moneta unica, ma ancora molto distanti e disomogenei sotto molti aspetti di vitale importanza.

 

CIVITAS EUROPA - COLLABORATORE ESTERNO

Dott.ssa Laura Paolucci

Ricercatrice indipendente, docente presso VHS Münster e Rheine (NRW).

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