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MES(so) da parte?

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Nell’articolo “UE COVID-19, QUALI SONO LE CONSEGUENZE?” pubblicato il 15 marzo, si è accennato al MES (meccanismo europeo di stabilità) evidenziando come fosse l’unico strumento di condivisione del rischio nella zona euro ma che nel contesto coronavirus (shock esogeno comunitario) non sarebbe stato attivato date le sue funzioni.
La situazione però sta evolvendo quotidianamente e data l’eccezionalità del momento storico che stiamo vivendo nessuna variabile può darsi scontata, neanche il non-intervento del MES.
Andiamo per ordine: che cos’è il MES? Quando e perché e nato?  Soprattutto, come interviene? Questo approfondimento cercherà di esaudire queste domande in modo chiaro e senza la presunzione di avere la soluzione per un problema che è molto più complesso del meccanismo stesso.

Lo European Stability Mechanism (ESM) nasce formalmente nel 2012 come sostituto permanente del FESF e del MESF, due strumenti creati ed utilizzati a causa della crisi finanziaria del 2008, la cui ridotta e debole base legale, unita ad una potenza di fuoco limitata, non fu giudficata adeguata per affrontare la crisi dei debiti sovrani.

Il Mes è giuridicamente un Trattato internazionale stipulato dai paesi della zona euro e ratificato da tutti i Parlamenti nazionali. Ha una dotazione massima di 700 miliardi di euro, di cui ora sono stati versati circa 80 miliardi attraverso un meccanismo di proporzionalità dipendente dal PIL dei Paesi contributori. Per fare un esempio, la Germania ha versato il 27% della quota, la Francia il 20% e l’Italia quasi il 18%, La gestione decisionale del MES è così ripartita:

Fonte: esm.europa.eu “ESM governance”

Il “Board of Governors” è il più alto organo decisionale del MES ed è formato dai ministri delle finanze dei 19 Paesi che hanno sottoscritto il Trattato, presieduto dal Presidente dell’Eurogruppo in carica. Ogni ministro delle finanze nomina un consulente, ed un suo eventuale supplente, che va a formare, insieme agli altri, il board of directors, presieduto questa volta dal Managing director nominato anch’esso dal Board of Governors e responsabile legale del MES. Le funzioni del Managing director, insieme al management board, sono quelle di amministrazione corrente degli affari del MES sotto la direzione del Board of Governors. Queste noiose precisazioni sulla governance sono state fatte per chiarire e rendere evidente come, anche la guida del MES, sia di stampo politico nonostante i suoi affari vengano gestiti da tecnici.
In parole povere, la decisione sulle scelte inerenti il MES, spetta ai ministri delle finanze e non i tecnocrati, i quali svolgono la mansione di consiglieri.

Dopo questa breve introduzione sulla governance del MES è necessario illustrare come e quando interviene. Una premessa va fatta, questo approfondimento descriverà solo le linee di credito precauzionale attualmente in vigore e non tratterà i temi che compongono l’attuale pacchetto di riforme che deve essere ancora confermato: tale scelta è stata fatta perché l’emergenza Coronavirus sta concentrando l’attenzione sulle linee di credito che potrebbero essere attivate.

Quando la riforma sarà completa ed implementata e l’emergenza coronavirus terminata, verrà dedicato un approfondimento esclusivamente inerente le nuove funzioni del MES.

Il Meccanismo europeo di stabilità, come già anticipato, nasce per intervenire in caso di problemi di solvibilità o perdita di accesso al mercato dei capitali da parte di uno o più Paesi membri. Fin ora è stato utilizzato in soccorso di Spagna (ricapitalizzazione indiretta delle banche), Irlanda, Grecia, Portogallo e Cipro (prestiti ambito aggiustamento macroeconomico). Tutto qui? Non proprio.
Il MES non regala denaro, lo elargisce in prestito con tassi molto più bassi rispetto ai singoli Paesi e permette loro la restituzione di tali prestiti in tempi molto lunghi. Ma allora perché non ne hanno beneficiato tutti i Paesi? Perché esiste la condizionalità, clausola voluta dai governi più rigidi finanziariamente per i motivi già descritti in QUESTO ARTICOLO (pandemic bond).
La condizionalità è un concetto molto complesso e prevede che un Paese beneficiario di un aiuto debba attuare delle politiche economiche di assestamento macroeconomico coordinate da soggetti esterni, appunto MES, BCE e CE. Le linee di credito precauzionale sono due:

  1. PCCL: questa linea di credito è accessibile a tutti i Paesi che presentano difficoltà temporanee e che rispettano determinati requisiti, cioè: debito pubblico sostenibile, rispetto delle norme fiscali, posizione esterna sostenibile, track record di accesso ai mercati a condizioni ragionevoli e nessun problema di solvibilità bancaria di rilevanza sistemica.

Come si può notare sono requisiti molto discrezionali rispetto a quelli della nuova riforma, molto più stringenti (che vedremo quando verranno attuati). In tal caso, se dovesse essere attivata una linea di credito si agirà con i requisiti attuali e non quelli in discussione nella riforma. Non è finita qui, se un Paese dovesse richiedere accesso alla PCCL ( non è mai stata attivata fin’ora) deve firmare un protocollo di intesa (Mou) che contiene delle condizionalità, in questo contesto subentra anche la Commissione che sorveglia l’operato del Paese.

2. ECCL: questa linea di credito è accessibile a tutti i Paesi che non soddisfano i requisiti della precedente linea di credito e la differenza sta nella consistenza del Memorandum of understanding, per ovvie ragioni di rischio. Neanche questa linea di credito è mai stata attivata.

Il MES quindi interviene per evitare l’aggravarsi di situazioni rischiose in un determinato Paese, ma nel caso del coronavirus? Tutti i Paesi, chi più chi meno, subiranno delle ripercussioni economiche significative, i mercati stanno reagendo “alla giornata”, attendono dichiarazioni di organi istituzionali per capire quali sono le logiche di intervento dell’Unione europea e della BCE, che finalmente ha annunciato un intervento preponderante.

E il MES? Alcuni Paesi hanno accennato al suo utilizzo evidenziando però il problema della condizionalità: nessun governo in un momento delicato come questo vuole perdere, parzialmente, la sovranità economica e i cittadini stanno già vivendo un periodo di forte disagio. È improbabile che il MES accetti di aprire una linea di credito ad un Paese senza condizionalità. Se tutti i Paesi la richiedessero insieme? A chi scrive sembra una ipotesi politicamente molto improbabile.
Un’ipotesi interessante è apparsa su VOX.EU “A PROPOSAL FOR A COVID CREDIT LINE” VOXEU.ORG pochi giorni fa, il quale propone la creazione di una Covid credit line, con condizionalità minime e correlate soltanto all’emergenza Covid-19, cioè poter utilizzare il credito del MES per far fronte allo shock derivante dall’epidemia e restituirlo in tempi lunghi cosi da dilazionare le spese dell’intervento. Il problema? Lo European Stability Mechanism ha una capacità di prestito, attualmente, di 410 miliardi di euro, la quale può essere aumentata dal Board of Governors, ma questo porterebbe a delle frizioni politiche dato che le percentuali di capitale da versare restano ancorate al PIL. Come accade in tutte le negoziazioni una soluzione unica non esiste, perché gli attori nonostante lo shock simile reagiscono i modi differenti tra loro. Si spera che questa volta, data l’emergenza sanitaria e la grave crisi economica che può derivarne, i Paesi agiscano in concerto creando una collaborazione efficace, efficiente, equa e soprattutto Europea.


Note:

-Esm.europa.eu

-“What should be done to reduce euro-area spreads?”, bruegel.org

-“A proposal for a covid credit line” voxeu.org


CIVITAS EUROPA – Divisione Economica

Andrea Scipione

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