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L'infiltrato

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L’Infiltrato

Il semestre di presidenza dell’Ungheria appena incominciato è già un incubo. Viktor Orban utilizza la sua posizione per discutere di pace con Vladimir Putin e Xi Jinping, irritando la NATO e obbligando i paesi UE a considerare misure eccezionali per limitare la durata del mandato.

La presidenza del Consiglio dell’Unione Europea è condivisa a rotazione tra gli stati membri dell’Unione. Al governo del paese alla presidenza è assegnato il compito di coordinare il lavoro dei ministri dei paesi membri durante le sedute del Consiglio. Si tratta di un’assicurazione di protagonismo, soprattutto per i paesi più piccoli o di più recente adesione, ma è anche una responsabilità istituzionale non indifferente.

Dall’inizio di luglio un Infiltrato, un corpo estraneo, ha incominciato il suo mandato semestrale. Viktor Orbàn ha ricevuto la presidenza avendo in mente un piano preciso, frutto di mesi, forse anni, di pianificazione. Il primo ministro ungherese si è mosso velocemente, preoccupandosi di rafforzare il rapporto privilegiato del suo paese con la Russia e con la Cina.

L’attivismo di Orbàn riguardo soprattutto il conflitto in Ucraina e ha un che di sinistro, alla luce di ciò che sta avvenendo sul campo. Non ultimo, il bombardamento dell’ospedale pediatrico Okhmadyt che ha riportato l’opinione pubblica occidentale – vittima della tempesta d’informazione digitale - sulla drammatica urgenza della questione ucraina.

Orbàn parla della necessità di una “politica di pace”, ma lo fa con l’ignavo Xi, che ha tenuto una posizione cautamente pro-russa, e con Vladimir Putin, principale responsabile della “politica di guerra” che domina i rapporti internazionali da due anni a questa parte. Se la visita al Cremlino non è di per sé una novità, il fatto di ricoprire contemporaneamente la presidenza del Consiglio rappresenta uno strappo istituzionale inedito.

Quel che è peggio, Orbàn genera la falsa impressione di rappresentare gli interessi dell’Unione intera. Su questo punto sono fioccate le prese di distanza – in maniera più o meno netta a seconda del leader europeo preso in considerazione – da parte degli altri membri del Consiglio Europeo. Anche la Commissione Europea, invischiata nella delicata fase di rinnovamento post-elezioni, non ha mancato di sottolineare attraverso il suo portavoce che Orbàn non rappresenta altri che sé stesso e il suo Paese.

Il momento è propizio, per l’Infiltrato. La UE tira il fiato: le consultazioni elettorali francesi hanno chiuso una stagione elettorale dove l’estrema destra è avanzata, ma non ha materializzato la tanto temuta “onda nera”. La Russia sembra avere in mano le carte migliori al tavolo ucraino, mentre la NATO – anch’essa insidiata dall’Infiltrato – fa i conti con lo spettro di una seconda presidenza Trump.

Orbàn è un esempio per l’ala conservatrice-trumpista del Partito Repubblicano.

La senilità e la potenziale inaffidabilità degli Stati Uniti obbliga il segretario Jens Stoltenberg a proporre impegni vincolanti nel breve periodo, per il bene dell’alleato invaso ma soprattutto per il bene dell’Alleanza.Dopotutto, Orbàn è un esempio per l’ala conservatrice-trumpista del Partito Repubblicano. La sua marca di democrazia illiberale, tradizionalismo spicciolo e attivismo nazionalista - compatibilmente con la fruizione dei fondi europei, si intende – stimola la fantasia repubblicana ad ogni Conservative Political Action Conference. Da due anni a questa parte la CPAC organizza una mini conferenza a Budapest, consacrando il rapporto tra Fidesz e l’ala conservatrice repubblicana, che ha ricevuto Orbàn con entusiasmo, nel 2022 a Dallas, dopo le parole dell’Infiltrato sul “mescolamento razziale”[1].

“We are willing to mix with one another, but we do not want to become peoples of mixed-race. Migration has split Europe in two — or I could say that it has split the West in two. One half is a world where European and non-European peoples live together. These countries are no longer nations: they are nothing more than a conglomeration of peoples.” - V. Orbàn sul "mescolamento razziale".

Ricapitolando, quindi: Orbàn intrattiene rapporti più che amichevoli con Xi Jinping, da cui ha ricevuto vaccini, soldi e mascherine durante la pandemia[2].Orbàn è l’idolo dei trumpisti e il ritorno di The Donald - in vantaggio nella corsa alla Presidenza e al centro delle attenzioni del mondo dopo lo scampato attentato in Pennsylvania - potrebbe proiettarlo nell’inedita posizione di ponte attraverso l’atlantico, tra un’America isolazionista e un’Europa in crisi d’identità. Orbàn è pro-Putin e il suo partito, Fidesz, basa la sua azione di governo su questo legame[3], rafforzato da fondi, di dubbia origine ma di sicura provenienza, che rimpinguano le casse del partito di governo ungherese.

Orbàn è davvero, quindi, il corpo estraneo, l’Infiltrato dentro la UE, la sabbia nel meccanismo che ne inceppa gli ingranaggi. Eppure, Orbàn sa venire a miti consigli in un ciclo continuo di dannazione e redenzione, in genere quando gli si toccano i fondi europei che a miliardi entrano nell’economia ungherese, anche durante le peggiori “intemperanze” dell’Infiltrato[4].

Allora, forse, Orbàn è considerabile più come simbolo del potere fine a sé stesso. Disposto ad una vita da equilibrista pur di conservare la sua posizione, in grado di giocare con le vite e i diritti dei propri cittadini, capace di mettere a repentaglio la sicurezza dei propri alleati pur di mantenere l’ambiguità necessaria a mietere i frutti per sé e per la propria oligarchia.

Riccardo Raspanti

Note

  1. N. Allison e L. Johnson - Orbàn gets warm CPAC reception after “mixed race” speech blowback – politico.com – 4 agosto 2022
  2. Hungary becomes first EU nation to use China’s Sinopharm vaccine against Covid-19 – euronews.com – 24 febbraio 2021
  3. A. Coakley – Putin’s Trojan horse inside the European Union – foreignpolicy.com – 3 agosto 2022
  4. S. Petrelquin – Hungary set to receive millions in EU money despite Orban’s threats to veto Ukraine aid apnews.com - 23 novembre 2023
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