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L’Europa in azione.

Post Cover - L’Europa in azione.

Abbiamo vissuto attimi di alta tensione con i paesi nostri fratelli. L’idea di un’Europa unita nell’emergenza sembra lontana dalla realtà. Ogni stato membro ha pensato prima a se stesso e poi agli altri. Ma è proprio durante questo rinfocolarsi di egoismo, che l’Unione ha svolto al meglio il suo ruolo di tutrice dell’unità dell’Europa.

 E’ stata una settimana piena di avvenimenti che hanno catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica, in Italia e nel resto d’Europa. In particolare, nel nostro paese il sentimento di appartenenza all’Unione è stato messo a dura prova dal comportamento contraddittorio delle istituzioni europee, dal ritrovato egoismo nazionale che ha percorso il continente, e anche da notizie non sempre chiare e verificate.

Per questo motivo questo articolo si propone di affrontare, brevemente e nella maniera più chiara possibile, le questioni che hanno animato il dibattito pubblico sull’azione delle istituzioni europee e degli stati membri.

Com’è andata realmente la vicenda delle mascherine? Qual è stato il ruolo della UE?

L’altra polemica che ha tenuto banco in settimana è stata quella relativa alle misure economiche prese dai governi europei. E’ vero che l’Italia si colloca in fondo per quanto riguarda la mobilitazione di risorse?

E’ anche necessario fare un accenno al travagliato rapporto con la BCE. Dopo la gaffe della presidente Lagarde, la Banca Centrale è passata ai fatti, annunciando un QE da 750 miliardi di euro. Cosa ci dice questo del rapporto tra Italia e Europa? Quali saranno le conseguenze a livello reale?

Partiamo dalla prima questione, quella che più delle altre ha fatto gridare allo scandalo i sovranisti nostrani. Germania e Francia sono state accusate di aver bloccato le esportazioni di materiale sanitario, proprio nel momento in cui l’Italia ne aveva più bisogno. Ovviamente anche l’Unione è finita nel vortice di accuse, tra chi non distingueva le azioni dei singoli stati e quelle delle istituzioni comunitarie e chi tacciava la Commissione di agire a discapito degli italiani.

Per fare chiarezza è necessario distinguere tra i provvedimenti presi dal governo tedesco e quelli presi dall’esecutivo francese. E’ vero che la Germania ha interrotto l’esportazione dei materiali necessari a fronteggiare l’emergenza sanitaria, tramite un ordine partito il 4 marzo dal Ministero per gli Affari economici e per l’Energia. Non corrispondono al vero, invece, le accuse mosse alla Francia: il governo transalpino si è mosso solamente per prendere il controllo delle forniture private, ma non ha vietato le esportazioni di materiale sanitario.

La Germania, insieme alla Repubblica Ceca, è stata costretta ad abbandonare il suo proposito grazie all’intervento della Presidente Von der Leyen e del Commissario per il mercato interno Thierry Breton, che si è speso anche per far ritirare il provvedimento francese, considerato un possibile ostacolo alla regolarità delle forniture. Il 14 marzo la Commissione ha deciso di intervenire ulteriormente, emanando un regolamento che riserva l’esportazione dei materiali sanitari al solo mercato unico UE.

Passiamo ora alla seconda questione, su cui alcuni politici nostrani hanno accusato il governo di non agire in maniera abbastanza incisiva. Ha fatto scalpore la notizia, a inizio settimana, che la Germania preparasse investimenti per 550 miliardi di euro, quando il piano italiano, contenuto nel decreto “Cura Italia”, prevede solo 25 miliardi.

In verità, l’importo tedesco, pari a circa il 16% del PIL, si riferisce al denaro mobilitato per abilitare la KfD (la Cassa Depositi e  Prestiti teutonica) a prestare denaro alle aziende durante il periodo di emergenza. Il governo italiano ha mobilitato circa 350 miliardi di euro, pari a circa il 19% del PIL.

I 25 miliardi si riferiscono invece al denaro stanziato, aumentando l’indebitamento, per attuare misure immediate di contrasto all’emergenza.

Questa distinzione sottolinea le reali proporzioni dei vari interventi adottati dai governi europei, con l’Italia ad aprire la fila, mobilitando una grossa fetta del suo PIL per l’emergenza.

Ma cosa si prefiggono di fare le istituzioni europee nell’immediato futuro? E’ qui che arriviamo all’ultima delle questioni presentate all’inizio. La UE prepara un intervento da 2000 miliardi di euro, come annunciato da David Sassoli, che riunirà il Parlamento Europeo il 26 marzo per discutere dei provvedimenti che si prospettano.

La BCE, dal canto suo, ha rimediato al passo falso della scorsa settimana, attivando l’acquisto di titoli di stato dei paesi membri fino a 750 miliardi di euro per tutto il 2020. E’ un segnale importante, che mette all’angolo le posizioni dei paesi membri più intransigenti e che restituisce le dimensioni della crisi che si prospetta.

Infine, con una decisione senza precedenti, la Commissione ha annunciato la sospensione del Patto di Stabilità. Ai paesi membri sarà consentito di ignorare le clausole su debito e deficit contenute nello stesso, per affrontare la crisi senza limiti di risorse. Alcuni capi di stato e di governo premono per la costituzione di “Coronabond”, titoli europei emessi in contrasto all’emergenza sanitaria e finanziati attraverso le linee di credito del MES. Su questo, però, vanno attesi sviluppi futuri.

Di sicuro, l’immagine dell’Europa è uscita rafforzata dalla svolta repentina della Commissione e della Banca Centrale.

I provvedimenti adottati fanno presagire un approfondimento della collaborazione tra i membri e una nuova stagione di protagonismo delle istituzioni della UE.

In un momento come questo, tale prospettiva non può che rassicurare.

Civitas Europa - Divisione Economia

Dr. Raspanti Riccardo

fonti

-    Commissione Europea - ec.europa.eu

-    Parlamento Europeo - europarl.europa.eu

-    Sole 24 Ore - sole24ore.it

- Pagella Politica - pagellapolitica.it

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