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L'Europa delle destre

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L’estremismo di destra possiede una sua particolare resilienza. Le sue idee sono fluide, interscambiabili e adattive. Le radici delle sue moderne iterazioni affondano nel terreno fertile della “perma-crisi” che avviluppa l’Europa da quasi due decenni senza alcuna intenzione di mollare la presa.

La crisi permanente ha generato una serie di pressanti questioni, tali da stirare il tessuto socio-economico fino al punto di rottura. I movimenti e i partiti di estrema destra si inseriscono con facilità in questo alveo, facendo leva sul timore e sulla nostalgia.

C’è qualcosa di innegabilmente affascinante nelle idee semplicistiche che la destra europea oppone a questioni estremamente complesse. Dopotutto, la gente ha bisogno di un riferimento, viste le evidenti difficoltà della classe politica europea nell’affrontare in maniera efficace le conseguenze negative degli eventi epocali che hanno attraversato l’Unione.

Il comune substrato di pensiero neo-liberale ha impedito di riconoscere il potenziale distruttivo del declino sociale che l’UE attraversa. Ed ora le tendenze illiberali di parte dell’elettorato vengono liquidate come irrazionali. In realtà, sono legate alla stagnazione del modello democratico, sempre meno partecipato ma incapace di riformarsi, e alla sperequazione economica che ha sostituito la promessa di progresso economico accessibile a tutti.

Gli estremisti di destra si sono appropriati di questa parte marginalizzata del discorso pubblico. Propongono una corsa al passato che, comunque, non si allontana dal solco del modello capitalista neo-liberale. Anzi, lo segue pedissequamente e in certi casi lo supera nella deregolamentazione, nel negazionismo climatico, nell’utilizzo della leva fiscale per favorire i più ricchi e i gruppi di interesse.

Le loro spiegazioni sono tutte “chiare”, dritte al punto. Per ogni argomento c’è una soluzione rapida, di senso comune. Per ogni problematica, un nemico da imputare. Allo stesso tempo, sono in grado di muoversi liberamente nello spettro conservatore-popolare, moderando le proprie posizioni quando ciò conviene ai loro obiettivi: Fratelli d’Italia lo ha fatto appena in vista di Palazzo Chigi, così come il Rassemblement National in occasione delle Elezioni Europee 2024 e delle successive Elezioni per l’Assemblea Nazionale.

E se gli ultimi risultati elettorali hanno nuovamente arginato la cosiddetta “onda nera”, non hanno di certo fermato definitivamente l’ascesa dell’estremismo di destra negli stati membri. L’attuale clima politico, caratterizzato da tensione e polarizzazione, favorisce la retorica incendiaria dell’estrema destra nel convincere un numero consistente di elettori a votarla.

Questo tipo di retorica, poi, permette la massima fluidità: ogni leader sconfitto può essere rimpiazzato, nonostante la retorica personalista. Basta che il suo successore, o un nuovo movimento emergente, riprendano da dove ha lasciato.

L’Italia ne ha dato dimostrazione nel passaggio quasi senza soluzione di continuità - sia sul piano di policy che su quello dei voti - tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni come leader della coalizione di destra.

Il sistema bipolare degli Stati Uniti rende molto più semplice riconoscere l’estremismo (arginarlo è un’altra faccenda). Nei sistemi parlamentari europei – ma anche nel semi-presidenzialismo francese – le tendenze neofasciste si mescolano alla variegata offerta politica e manovrano gradualmente per ritagliarsi spazio. E se trovano un intoppo, possono sempre ritornare nell’ombra.

L’estremismo di destra, quindi, sopravviverà e si svilupperà ancora. Almeno fino a che l’approccio rimarrà quello del contenimento, elezione dopo elezione. L’Europa deve affrontare le proprie contraddizioni, se davvero si vuole disinnescare il fenomeno illiberale.

Integrazione europea, crisi economica e demografica, lavoro e stato sociale, cambiamento climatico, immigrazione: su questi argomenti è necessario saper dare delle risposte al cittadino. Che tengano conto della complessità e che vogliano davvero essere risolutive. Prima che la paura conquisti tutto.

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