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La Riforma della PAC desta perplessità tra i Verdi

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In queste settimane i governi europei e le istituzioni comunitarie stanno terminando il processo di approvazione del prossimo Quadro finanziario pluriennale (QFP), per il periodo 2021-2027. E’ stato un iter travagliato quello che ha condotto fino al punto di accordo attuale, ricco di tematiche da affrontare e segnato dagli attriti tra gli Stati Membri. Tra queste, la riforma della Politica Agricola Comune può sembrare, al momento, una problematica di secondaria importanza, ma così non è. La proposta della Commissione Europea, infatti, ha generato pareri discordanti e diverse voci di critica si sono levate dai movimenti e partiti ecologisti di tutta Europa, con gli europarlamentari del gruppo Greens/EFA in testa.

La Politica Agricola Comune occupa un ruolo preminente nel contesto delle politiche comunitarie sin dalla sua istituzione, nel 1962. E’ gestita e finanziata a livello sovranazionale, sotto l’egida delle istituzioni europee e tramite le risorse del bilancio dell’Unione Europea. La fetta di bilancio ad essa riservata è piuttosto consistente: nel 2018 al Fondo europeo agricolo (FEAGA) e al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) erano destinati 58,82 miliardi di euro su un ammontare totale di 162,11 miliardi (bilancio UE 2018) [1] .

Gli obiettivi della PAC sono: sostenere il reddito dei lavoratori del settore agricolo, migliorare la produttività, tutelare l’economia rurale, affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura. Gran parte dei fondi sono dedicati al sostegno al reddito attraverso pagamenti diretti agli agricoltori (sempre nel 2018, 41,74 miliardi di euro).

Prima degli anni Novanta, la PAC si concentrava prevalentemente sull’obiettivo della sicurezza alimentare e sulla tutela del mercato interno dalla concorrenza delle esportazioni globali, adottando una politica di fissazione dei prezzi per sostenere la produzione. L’apertura alla globalizzazione e il progressivo squilibrio tra la domanda (limitata all’Europa) e l’offerta (alimentata dai finanziamenti comunitari), hanno richiesto la transizione dai sussidi incondizionati alle quote di produzione massima garantita [2].

Alla tutela del settore agricolo si è affiancata sempre di più la tematica della sostenibilità ambientale, della riduzione delle emissioni e del benessere animale. Tanto che, per accedere ai fondi, è richiesto il rispetto dei Criteri di Gestione che regolano l’impatto ambientale, oltre al rispetto di standard sulla qualità dei prodotti dal punto di vista alimentare.

Storicamente, la CEE prima e la UE poi hanno riservato molta attenzione alle tematiche dello sviluppo sostenibile. Con la creazione del Green New Deal, fortemente voluto dalla Commissione e dal Parlamento, l’Europa si prepara a guidare la transizione ecologica globale, almeno nelle intenzioni delle istituzioni comunitarie. Adottando questa prospettiva, è inevitabile che la riforma della PAC si debba conformare alla “svolta verde” dell’Unione, dato l’impatto che hanno le attività agricole sull’ambiente. Se non regolate propriamente, l’allevamento e l’agricoltura intensivi contribuiscono all’aumento delle emissioni, mettono in pericolo la biodiversità e modificano habitat e paesaggi.

Ci sono quindi differenti variabili da tenere in considerazione analizzando la prospettiva di riforma concepita nel 2016. La tutela del settore e le tematiche di sviluppo sostenibile sono entrambe estremamente importanti per il futuro dell’agricoltura in Europa.

L’accordo sulla riforma è in verità già stato raggiunto: la proposta della Commissione, emendata dai ministri competenti in sede di Consiglio dell’Unione Europea, è stata approvata ad ampia maggioranza in seduta plenaria del Parlamento Europeo e ha ricevuto l’ok anche da parte del Consiglio Europeo. Le proteste dell’area ecologista hanno convinto Von Der Leyen a rivedere parzialmente la nuova PAC, ma non a ritirarla. Tale rifiuto è comprensibile, visto il poco tempo a disposizione [3] , ma l’apertura ad una revisione porta comunque con sé un importante dato politico. La Commissione ha investito molto sul progetto del Green New Deal e sembra avere ogni intenzione di evitare decisioni che possano contraddire i principi delineati per il futuro della UE.

Il progetto di riforma è ovviamente molto vasto, ma ai fini dell’articolo eviterò di dilungarmi sulle questioni tecniche che esulano dalla tutela dell’ambiente. Le principali criticità riscontrate dal gruppo Greens/EFA sono due [4].

In primo luogo, la permanenza dei criteri attuali di ripartizione dei fondi, basati sugli ettari coltivati seguendo la logica del sistema delle quote di produzione, favorirebbe l’agricoltura intensiva con conseguenze negative per la biodiversità. I Verdi avrebbero voluto una maggiore attenzione ai contesti locali e alle filiere corte: bisogna evidenziare però che, accanto alla necessità prettamente economica di preservare le capacità del settore, sono effettivamente stati introdotti correttivi [5] per evitare che la destinazione delle risorse si riduca alle sole grandi aziende.

In secondo luogo, i Verdi contestano la flessibilità concessa agli Stati nell’implementazione delle condizionalità indicate per la tutela dell’ambiente: le condizioni indicano gli obiettivi da perseguire, puntano sull’innovazione nei sistemi di produzione, sull’ecosostenibilità e sulla preservazione della biodiversità. Hanno carattere obbligatorio, ma agli Stati è permessa la creazione di piani strategici nazionali per perseguire le richieste. Ciò preoccupa in quanto la flessibilità prevista è giudicata eccessiva. Nuove condizioni chiare e stringenti sull’utilizzo di pesticidi, di antibiotici sui capi da allevamento, sulla lavorazione della terra, assicurerebbero che la direzione presa dal comparto agricolo in Europa sia quella giusta.

E’ difficile comprendere quale sia il punto di equilibrio tra la tutela economica del settore agricolo e il necessario impulso alla sua ecosostenibilità. A questo riguardo, abbiamo chiesto un parere a Salvatore Chiaramida, dirigente presso la società agricola Capo Passero Production: “La nuova Politica Agricola Comune presenta sulla carta delle differenze importanti rispetto alla versione precedente, che vanno verificate alla prova dei fatti. Certo, il fatto che il supporto al reddito degli agricoltori sotto forma di sussidi venga previsto con condizioni flessibili dal punto di vista ambientale, è un neo che lascia pensare. È pur vero che quando si parla di sostenibilità non ci si può limitare a quella ambientale, ma bisogna allargare il concetto a quella sociale e produttiva. Una PAC più sostenibile deve anche garantire redditi dignitosi ai nostri agricoltori, che troppo spesso rappresentano l'anello più debole e vulnerabile della filiera.”

Nelle prossime settimane vedremo quali sviluppi si avranno attorno a questa spinosa questione. Il passo indietro sull’implementazione flessibile e affidata alle capacità dei singoli stati potrebbe scontentare qualche governo in sede di Consiglio Europeo, ma potrebbe costituire un passo necessario per preservare una linea di politica comunitaria ambiziosa nell’ambito della sostenibilità e innovazione ambientale, coerentemente con gli obiettivi del Green New Deal. Al tempo stesso, le legittime critiche non possono prescindere dal considerare la tematica economico-sociale che i meccanismi della PAC si trovano a dover affrontare. La fragilità del settore agricolo e dei cittadini europei che ci lavorano è indiscutibile: una strategia economica che tuteli sia le principali filiere di produzione che quelle locali è altrettanto fondamentale per il benessere dell’Europa.

 

Riccardo Raspanti

CIVITAS EUROPA - Divisione Economia

 

Note

[1] Fonte: Commissione Europea: https://ec.europa.eu/

[2] Le QMG sono quote periodiche assegnate ad ogni paese, successivamente ripartite tra i produttori, entro le quali è garantito agli agricoltori un prezzo minimo di vendita e l’accesso al sussidio: se la produzione eccede le quote è prevista una sanzione. Inoltre, esiste il meccanismo del prelievo di corresponsabilità, che richiede all’agricoltore un contributo per finanziare i costi dei surplus produttivi.

[3] L’1 gennaio 2021 entrerà in vigore il QFP 2021-2027 e con esso la nuova PAC.

[4] Fonte: The Greens/EFA in the European Parliament - https://www.greens-efa.eu/en/

[5] Qui il resoconto, in breve, della DG AGRI e del Parlamento Europeo: https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/113/verso-una-politica-agricola-comune-dopo-il-2020

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