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Il forte legame tra populismo ed euroscetticismo - Parte 1

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Definizione dei due fenomeni

Populismo ed euroscetticismo sono due fenomeni diversi tra loro ma – in qualche modo – strettamente connessi. Il termine “populismo” indica qualsiasi movimento politico, ideologico e/o culturale diretto all'esaltazione demagogica delle qualità delle classi popolari. Il popolo, nella concezione populista, viene indicato come depositario di valori esclusivamente positivi; ad esso viene contrapposta l’élite, raffigurata invece come portatrice di virtù negative.

Il populismo afferma che l’élite – entità astratta e non ben definita – ha tradito la volontà del popolo; dunque, il movimento rivendica il ritorno della sovranità nelle mani delle masse popolari. Secondo i movimenti populisti, ciò dovrebbe avvenire con l’aiuto della figura di un leader che rappresenta in modo autentico i desideri del popolo, nonché attraverso forme di partecipazione diretta dei cittadini al processo decisionale politico. Dunque, la contrapposizione tra il popolo “puro” e l’élite “corrotta” porta alla conclusione che la politica deve essere espressione della volontà generale del popolo.

Un fenomeno diverso è quello dell’euroscetticismo. Sono molteplici le definizioni utilizzate per illustrare questo fenomeno; una delle più complete è stata fornita dai politologi Taggart e Szczerbiak. Essi definiscono l’”euroscetticismo” un fenomeno comprendente sia il cosiddetto “hard euroscepticism”, cioè un insieme di posizioni critiche verso il processo d’integrazione europea in generale, dunque un’opposizione di principio verso l’Unione Europea, sia il “soft euroscepticism”, ovvero un’opposizione più morbida, più specifica verso l’UE, in riferimento ai risultati a cui essa sta giungendo e alle politiche attuate dalle sue istituzioni.

Da un lato, dunque, il populismo rigetta l’élite politica e si fa portatore degli interessi della gente comune, puntando alla restaurazione di una sovranità popolare che sostiene sia venuta meno. Dall’altro lato, all’interno dell’Unione Europea, negli ultimi decenni – specie in seguito alla firma del Trattato di Maastricht nel 1992 –  molte questioni sono state sottratte al controllo diretto degli Stati membri e sono state affidate ad istituzioni europee quali la Commissione, il Parlamento e la Banca centrale.

Le nazioni dell’Eurozona, perciò, hanno perso una parte importante del controllo sull’attività legislativa e sulla politica monetaria. Si sono sviluppati, di conseguenza, partiti euroscettici che richiedono il ritorno della sovranità agli stati, i quali al tempo stesso possono essere considerati partiti populisti in quanto percepiscono negativamente questa perdita di potere delle loro popolazioni e premono per un ritorno al controllo nazionale in questi settori.

Populismo ed euroscetticismo, dunque, sono senza dubbio due fenomeni con una propria origine e delle proprie caratteristiche distinte, ma negli ultimi decenni essi si stanno incrociando sempre di più.

Il nucleo del pensiero populista è il popolo come unico detentore del potere. Dunque, i populisti non possono che percepire l’Ue come un organismo comunitario sovranazionale che allontana ancora di più i centri decisionali dalla popolazione. I partiti populisti ed euroscettici hanno puntato di comune accordo il dito contro Bruxelles, accusando l’Unione di mettere a rischio l’autonomia decisionale degli Stati.

Le conseguenze della crisi economica

Sono molti i punti in comune tra il fenomeno populista e quello euroscettico, ma un aspetto che spesso viene sottovalutato è quello dell'economia: sia il populismo che l’euroscetticismo presentano un forte legame con l’andamento della situazione economica. Se prendiamo come esempio la crisi economica del 2008, che ha poi generato quella che è passata alla cronaca come “crisi dell’Euro”, si può capire come essa ebbe un grande impatto su tutti i paesi membri dell’UE.

Per quanto riguarda il populismo, è facilmente intuibile come la crisi economica provocata da uno shock proveniente dagli Stati Uniti abbia creato situazioni di grave difficoltà economica, aumentando la povertà e la disoccupazione e diminuendo il benessere della popolazione. La conseguenza di tutto ciò è stata l’insoddisfazione delle masse popolari nei confronti delle proprie élite politiche, che sono state considerate responsabili degli eventi che hanno determinato la crisi e incapaci di risollevare il difficile contesto con interventi politico-economici mirati.

Possiamo dunque affermare che la crisi finanziaria del 2008 ha portato – soprattutto nei paesi europei, ma non solo – all’ascesa dei partiti populisti, i quali promettono di lavorare unicamente per il benessere del popolo, riportando la sovranità nelle sue mani. Sebbene il populismo rappresenti da sempre una grave minaccia per la democrazia, dopo la crisi del 2008 questa minaccia è aumentata in modo esponenziale. Movimenti populisti di destra e di sinistra hanno rafforzato la loro influenza in molti paesi come Ungheria, Spagna, Italia, Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

Ma la crisi dell’euro presenta una connessione molto forte anche con l’euroscetticismo. Nelle analisi di molti politologi relative all’opinione pubblica popolare e partitica verso l’Unione europea è presente uno studio del legame del fenomeno euroscettico con la crisi dell’euro. In generale, si è evidenziato come l’UE sia popolare tra l’opinione pubblica qualora ci si trovi in una fase di espansione economica, mentre, al contrario, viene criticata nei periodi di recessione economica. Dunque, la crisi finanziaria ed economica e le sue conseguenze sull’Europa portarono l’euroscetticismo a diffondersi maggiormente.

Numerosi cittadini e molti politici si convinsero che l’abbandono della politica monetaria comune avrebbe risolto i problemi economici. Contemporaneamente, però, l’Unione Europea mise in atto una serie di strategie per superare la crisi, come il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria e il Meccanismo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria.

Per capire se la crisi dell’euro abbia aumentato l’euroscetticismo popolare e partitico, due studiosi, Schäfer e Gross, hanno esaminato la correlazione tra quattro variabili di macro-livello: cambiamento del tasso di disoccupazione; sostegno specifico al regime dell’UE; sostegno diffuso di policy verso il progetto di integrazione europea; posizione del sistema partitico sull’integrazione europea.

Per quanto riguarda l’euroscetticismo popolare, il collegamento più forte risulta essere quello tra crisi dell’euro e cambiamento nel sostegno specifico al regime dell’Ue, reso evidente dall’aumento del cosiddetto “soft Euroscepticism” in seguito alla crescita del tasso di disoccupazione. Questa relazione è molto forte nei paesi dell’Europa meridionale che sono stati più colpiti nel 2008. Una correlazione molto più debole ma comunque importante è quella tra tasso di disoccupazione e sostegno diffuso di policy verso l’integrazione europea, il cosiddetto “hard Euroscepticism”.

 

CIVITAS EUROPA - COLLABORATRICE ESTERNA

Maria Letizia Fiammenghi

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