Torna al blog

Germania: fra AfD e Linke. Breve analisi della politica tedesca

Post Cover - Germania: fra AfD e Linke. Breve analisi della politica tedesca

800px-German_Federal_Election_2017_-Results_by_Constituency&_Regional_Seats.svg

L’emergenza sanitaria ha rafforzato i partiti moderati e più in generale gli esecutivi già al potere in tutto il Vecchio Continente. La Germania, motore d’Europa dal punto di vista politico ed economico, non fa eccezione. La Cdu/Csu, di tendenze cristiano democratiche e guidata dall’inossidabile Cancelliera Angela Merkel svetta sulle alte formazioni politiche e, secondo quanto riferito da Kalman Smooth e riportato da Politico, domina la scena con un impressionante 36 per cento.

nazi-bleibt-nazi

I Socialdemocratici sono stimati al 17 per cento così come i Verdi. I movimenti radicali sono, invece, molto più staccati: Alternativa per la Germania, formazione di destra radicale, è stimata al 10 per cento dei voti mentre la Linke, afferente alla sinistra radicale, è all’8 per cento dei consensi. Chiudono il cerchio i Liberali dell’FDP, con il 6 per cento dei voti stimati. La posizione non chiara assunta durante l’emergenza coronavirus ed una serie di lotte interne per la leadership hanno provocato una vera e propria crisi all’interno di Alternative für Deutschland. La Linke si è praticamente eclissata nel corso della crisi, pur essendosi proclamata genericamente in favore del lockdown. Non è chiaro, dunque, quale futuro possa attendere Alternative für Deutschland e la Linke. Quel che è certo, però, è che entrambi gli schieramenti hanno un buon bacino elettorale e possono tornare a crescere nel prossimo futuro.

Il Congresso di Alternativa per la Germania, svoltosi nel gennaio del 2019, è sfociato nell’adozione di un manifesto che chiede, a gran voce, l’implementazione di riforme in seno all’Unione Europea e sostanzialmente un suo smantellamento. Tra le proposte c’è l’abolizione del Parlamento Europeo, la reintroduzione di controlli permanenti ai confini nazionali, l’abbandono dell’eurozona e delle politiche comuni europee in materia di immigrazione e sicurezza. Una visione estrema, quella di Alternativa per la Germania, che, come nel caso di altri movimenti sovranisti, punta a distruggere l’Unione dall’interno e dunque dalle sue stesse fondamenta. Gli elettori del partito sono concentrati nei Länder dell’ex Germania Est, dove alle elezioni locali Alternativa per la Germania riesce a superare agevolmente il 20 per cento dei voti e si sentono tradizionalmente marginalizzati. Queste aree, infatti, sono afflitte da una marcata stagnazione economica e da un alto tasso di emigrazione interna: i giovani ed i più talentuosi, in parole povere, tendono a trasferirsi in quella che una volta era la Germania Ovest, decisamente più prospera. Chi vota per l’AfD non percepisce i vantaggi dell’essere parte della grande famiglia europea ed in questo si differenzia da gran parte degli elettori degli altri partiti del Paese. Alternativa per la Germania ha un buon potenziale di crescita. Nel febbraio del 2020 i legislatori regionali dell’Afd e della Cdu hanno votato insieme per eleggere Thomas Kemmerich come governatore della Turingia. Una mossa che ha suscitato profondo sdegno nel Paese e causato un vero e proprio terremoto interno alla Cdu, che ha visto dimettersi la presidente del partito Annegret Kramp-Karrenbauer. Non è escluso che, in un futuro non troppo lontano, episodi del genere non possano ripetersi e che qualora i moderati si spostino su posizioni eccessivamente centriste una parte di essi non possa schierarsi con la destra.

Bundesrat_c_GettyImages_Foto_MarioGuti_DL_PPT_0

La Linke ritiene che l’Unione Europea debba affrontare un processo di riforme radicali: il movimento descrive gli elementi di base della legislazione primaria europea come militaristici, non democratici e neo liberali e ritiene che la costituzione dell’Unione Europea debba essere redatta con il contributo dei cittadini ed approvata dagli stessi mediante referendum. Il futuro dell’organizzazione internazionale deve dunque essere legato, negli intenti espressi dal programma politico del partito, a temi sociali, ecologisti e pacifici. Particolare risalto è dato alla lotta alla povertà ed alla esclusione e ad un nuovo inizio delle politiche economiche europee che dovrebbero prevedere la presenza di un settore pubblico ben radicato e legato al progresso sociale. La Linke è un successore diretto del Partito dell’Unita Socialista (SED), che guido l’ex Repubblica Democratica Tedesca tra la fine della Seconda Guerra Mondiale ed il crollo del Muro di Berlino. Il SED, dopo la scomparsa della Germania Est, si trasformò dapprima (nel corso degli anni ’90) nel Partito del Socialismo Democratico (PDS) ed abbracciò una serie di nuove ideologie come il femminismo, il pacifismo e l’ambientalismo tipiche della sinistra europea degli anni ’90. Il PDS si radicò territorialmente nell’ex Germania Orientale e partecipò ad alcuni governi regionali di coalizione con i Socialdemocratici. Nel 2005 il partito si alleò con gli scissionisti di sinistra dei Socialdemocratici e nel 2007 nacque la Linke. La piattaforma politica del PDS era caratterizzata, in origine, da un certo euroscetticismo: nel 1998, infatti, il partito fu l’unico del Bundestag a votare contro l’introduzione della valuta comune europea. Il movimento riteneva che i principali beneficiari dell’Euro sarebbero state le grandi banche e le società. Gregor Gysi predisse la futura esplosione dei partiti di destra in Europa, la crisi dell’Euro ed evidenziò le contraddizioni tra i trattati e la democrazia. La Linke, nel corso degli anni, si è però ammorbidita: la sconfitta della fazione socialista, che una volta controllava il partito e che è stata poi superata dalla sinistra-liberale, ha segnato un cambio di passo. Alla vigilia delle elezioni europee del 2019 la Linke ha rimosso buona parte delle critiche all’Unione Europea dal suo programma. Dietmar Bartsch, leader del gruppo parlamentare, aveva affermato che la rimozione era legata alla necessità di non assimilare il partito ai movimenti populisti di Italia, Francia ed Ungheria che avevano espresso posizioni simili. Bernd Riexinger and Katja Kipping, esponenti della leadership collettiva della Linke, confermarono la scelta definendola “più sociale” e “più democratica”. Bisognerà vedere se, anche nei prossimi anni, la Linke continuerà a seguire questa posizione scegliendo, dunque, di moderarsi sempre di più e di avvicinarsi al centro dell’agone politico.

 

DR. ANDREA WALTON per CIVITAS EUROPA

Torna al blog