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Francia e Russia nella politica internazionale dall'invasione dell'Iraq a oggi, un excursus storico

Post Cover - Francia e Russia nella politica internazionale dall'invasione dell'Iraq a oggi, un excursus storico

In quest'ultima parte analizziamo il ruolo di Francia e Russia nella politica internazionale dall'invasione dell'Iraq del 2003 ai giorni nostri. Se vi siete persi la terza parte potete leggerla cliccando qui.

 

Dal punto di vista della politica internazionale, gli anni Duemila sono passati alla storia per le guerre scatenate dal Presidente statunitense George W. Bush in Afghanistan e Iraq. Quest'ultima fu particolarmente controversa, tant'è che creò una spaccatura in seno alla NATO. La Francia del Presidente Jacques Chirac, rieletto nel 2002, si oppose all'intervento americano e non vi partecipò, così come la Germania. Al contrario, Regno Unito, Italia, Spagna e Polonia seguirono Washington. La Russia condivise la posizione franco-tedesca. Il 18 marzo 2003 il Presidente Vladimir Putin prese le distanze da eventuali azioni belliche americane facendo appello a una risoluzione pacifica della crisi irachena [1]. Appello inutile, poiché due giorni dopo le truppe americane e alleate invasero l'Iraq.

Nel corso degli anni Duemila iniziarono anche a delinearsi gli attriti tra Russia e Occidente. Il discorso di Putin alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco del febbraio 2007 può essere considerato come un punto di svolta. In quell'occasione il presidente russo denunciò la legittimità delle iniziative unilaterali occidentali, foriere di destabilizzazione. Nel 2008 accaddero due eventi importanti che contribuirono ad inasprire ulteriormente gli animi. In febbraio il Kosovo dichiarò l'indipendenza dalla Serbia mentre in agosto la Russia intervenne militarmente in Georgia, rivendicando la sua sfera d'influenza nel Caucaso meridionale.

Nel 2007 si tennero le elezioni presidenziali in Francia. Il ballottaggio vide la vittoria del neo-gollista Nicolas Sarkozy che sconfisse la candidata socialista Segolene Royal incassando il 53 % dei consensi. Sarkozy, a causa di una serie di gaffes, fu etichettato “il Presidente dei ricchi” ma per quanto riguarda la politica internazionale egli è passato alla storia per essere stato uno dei principali promotori dell'intervento militare della NATO nell'ambito della guerra civile libica del 2011. L'intervento dell'alleanza nord-atlantica fu decisivo e la guerra si concluse con la destituzione e l'uccisione di Muammar Gheddafi, che governava il paese dal 1969. Da allora la Libia non ha più ritrovato la pace e l'unità nazionale e il suo territorio è diventato terreno di scontro tra potenze grandi e regionali.

Mentre in Russia Putin e Dmitrj Medvedev si scambiavano gli incarichi di Presidente della repubblica e primo ministro, le elezioni presidenziali francesi del 2012 decretarono la sconfitta di Sarkozy e la vittoria del socialista Francois Hollande. I cinque anni di Hollande furono molto difficili. A causa degli effetti della crisi economica e della mancanza di carisma, gli indici di gradimento del Presidente toccarono il minimo storico. Ma Hollande passerà alla storia per essere stato il Presidente in carica durante la terribile stagione degli attentati jihadisti del 2015-2016. L'attentato contro la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015 fu il primo di tre attentati che nel giro di un anno e mezzo sconvolsero la Francia. Seguirono gli attentati di Parigi della sera del 13 novembre 2015, tra cui la strage del Bataclan, e poi la strage di Nizza del 14 luglio 2016. Questi attentati, rivendicati dallo Stato islamico (Is) , causarono un rafforzamento dell'intervento militare francese in Siria ed Iraq nell'ambito della coalizione internazionale contro il sedicente califfato.

Nel 2014 accaddero due eventi che guastarono drammaticamente i rapporti tra la Russia e l'Occidente, quindi anche tra Russia e Francia: l'annessione russa della Crimea e l'intervento russo nella guerra del Donbass a sostegno dei separatisti filorussi.

In seguito a questi fatti, l’Unione Europea si schierò compatta contro l’interventismo russo, imponendo delle sanzioni. Curiosamente, come negli anni Cinquanta dell'Ottocento, le relazioni tra europei occidentali e russi si incrinarono a causa della Crimea. In quell'occasione la Francia di Napoleone III, per difendere l'Impero ottomano, mosse guerra contro la Russia. Nel 2014, per fortuna, non si giunse a questi estremi. L'annessione russa venne legittimata con un referendum popolare la cui legalità non è stata però riconosciuta dalla comunità internazionale.

Nell'ambito dei tentativi diplomatici per fermare la sanguinosa guerra del Donbass, Parigi giocò un ruolo da protagonista. La Francia infatti, insieme a Germania, Russia e Ucraina, fu tra i firmatari nel febbraio 2015 del protocollo di Minsk II che, pur non essendosi concretizzato in un cessate il fuoco duraturo, ha contribuito a ridurre notevolmente l'intensità dei combattimenti del Donbass. Questo protocollo è molto importante per quanto riguarda le relazioni tra Russia ed Unione Europea siccome il rinnovo delle sanzioni è stato giustificato in base al mancato rispetto delle clausole del protocollo da parte di Mosca.

Per quanto, almeno all’apparenza, buona parte dell’Unione Europea possa sembrare diffidente nei confronti della Russia, Parigi cerca di mantenere sempre buone relazioni, tant’è che secondo il Presidente Emmanuel Macron (succeduto a Hollande nel 2017), l’Europa finisce agli Urali, inglobando quindi la Russia europea.

Quello che ora va chiarito è: che rapporto intercorre oggi tra Francia e Russia? Come si considerano Putin e Macron nelle relazioni internazionali? Putin è interessato a intrattenere buoni rapporti con l'Unione Europea e la Francia potrebbe fare da sponda per facilitare il dialogo. Macron crede che siano necessarie migliori relazioni tra Mosca e Bruxelles, ma solo ed esclusivamente con un’Unione unita (gioco di parole voluto appositamente). Parlando alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco dello scorso febbraio, Macron specificó che tali sanzioni, per quanto giuste, non avrebbero mai cambiato il modus operandi russo, ma anzi avrebbero soltanto inasprito i toni. Insomma, fece intendere che tenersi Mosca amica non sarebbe una cattiva mossa. Tale spinta francese verso la Russia è stata esplicitata da ben sette incontri bilaterali tra Putin e Macron. Oggi la Francia si pone come rappresentante europeo nei confronti di Mosca. Le ombre, però, che pervadono la politica interna russa sono molteplici, dall’oppressione degli oppositori alla scarsa libertà di stampa.

Parigi si dimostra quindi poco anti-russa. Lo stesso vale per Roma e Berlino. In particolare il governo tedesco tende a intrattenere relazioni amichevoli con la Russia in virtù del profondo legame energetico che lega i due Paesi. La partecipazione franco-tedesca nei colloqui diplomatici per risolvere la guerra del Donbass dimostra la volontà di Parigi e Berlino di cooperare con Mosca. Tuttavia, l'Unione Europea finora ha sempre rinnovato le sanzioni contro la Russia.

Per quanto riguarda i teatri di competizione geopolitica, non possiamo non parlare della Libia, che come definisce Il Post, è divenuta una guerra per procura. Nella ex colonia italiana l'Unione Europea si è mostrata incapace di dare una scossa, lasciando terreno fertile per le altre potenze. Mentre la resistenza a Tripoli del governo di Fajez al-Serraj continua stremata contro ogni aspettativa, il feldmaresciallo Khalifa Haftar sembra non avere scrupoli controllando l’Est e una parte del Sud del Paese. Francia e Russia sostengono entrambe la medesima fazione, ovvero quella di Haftar. Mentre Stati Uniti ed Europa sono preoccupate dell’intervento russo, la Francia, dimostrando che le parole di Macron non restano sulla carta, si schiera dalla stessa parte di Mosca, generando non poche perplessità. Si sa, la Francia in Africa ha sempre avuto una voce preponderante, ma non in Libia.

Come specifica Bloomberg, dal settembre 2019 ad oggi sono arrivati in Libia più di mille mercenari del gruppo Wagner, una società di sicurezza russa che opera anche in Siria e Ucraina. A dar manforte allo scontro è lo schieramento da parte della Turchia di Erdogan a favore di al-Serraj, pronta a difenderlo militarmente. La Libia è ormai una polveriera in cui sono coinvolte diverse potenze. Oltre a Russia, Francia e Turchia, bisogna citare il sostegno ad Haftar di Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Nonostante i vari accordi di cessate il fuoco, una risoluzione pacifica sembra ben lontana. La Francia, dopo aver attivamente promosso la caduta di Gheddafi con Sarkozy, sembra puntare su Haftar per diverse ragioni: carisma, più controllo sul Nord Africa, un maggior controllo dei confini con Algeria e Ciad ritenuti altamente strategici e senz’altro un maggiore accesso alle risorse naturali, l’oro nero su tutte. Alla Russia invece, come afferma Affarinternazionali, interessa più di ogni altra cosa avere una base nel Mediterraneo centrale, un obiettivo questo perseguito sin dall’epoca zarista. Per perseguire le sue mire geopolitiche la Russia nelle ultime settimane avrebbe incrementato il suo appoggio militare ad Haftar. Secondo lo US Africa Command infatti, Mosca avrebbe inviato in Libia alcuni caccia appositamente riverniciati per nasconderne l'origine russa [2].

La presenza di Putin in Africa è già preponderante. Nella Repubblica Centrafricana, per esempio, i russi supportano militarmente il governo locale nell'ambito della guerra civile e hanno interessi sullo sfruttamento delle risorse naturali. Così come in Libia, anche in Siria abbiamo un conflitto geopolitico davvero intricato. La Siria fu uno dei Paesi toccati dalla Primavera Araba del 2011, cominciata in Tunisia con le proteste indirizzate a Ben Ali. Ma in Siria le proteste degenerarono nella guerra civile tra i ribelli (sostenuti da USA , Francia e buona parte del Medio Oriente sunnita) e il governo di Damasco (spalleggiato da Russia, Iran e in misura minore dal Venezuela comunista di Nicolas Maduro). Nonostante al tavolo delle trattative dei famosi Colloqui di Astana si fosse seduta Angela Merkel in qualità di rappresentante europeo, l’Unione, come in Libia, è rimasta troppo in disparte lasciando campo aperto alle tre maggiori potenze coinvolte nel conflitto: Russia, Iran e Turchia.

Nonostante in Siria la Francia e la Russia sostengano due fazioni opposte, Putin invitò Macron al dialogo proprio per colmare quel gap di legittimità dovuto alla mancanza degli Stati Uniti al tavolo delle trattative. Il Presidente francese ha esortato più volte Putin a rendere il cessate il fuoco duraturo, e anch’egli in rappresentanza europea, vuole la fine del conflitto.

In conclusione, occorre menzionare il caso del Venezuela. Anche qui Francia e Russia appoggiano fazioni contrapposte. Mosca, insieme alla Cina e all'Iran, sostiene il regime bolivariano di Nicolas Maduro, mentre gli Stati Uniti e l’Unione Europea (ad eccezione dell’Italia che non ha preso una posizione netta) sostengono il governo oppositore di Juan Guaidó, il quale, secondo i russi, è stato messo appositamente dagli americani per controllare il paese latino-americano. Anche qui, Putin non sostiene certo Maduro per simpatia quanto piuttosto per rientrare dai prestiti miliardari elargiti al regime rivoluzionario bolivariano, come ricorda Limes, oltre che per un’affinità ideologica (il multipolarismo e la non-ingerenza).

Dall’altra parte, però, Mosca ha interesse anche ad attirarsi le simpatie di Bruxelles e la sua scommessa risiede proprio nella Francia di Macron. Da quell’alleanza economico-militare di fine Ottocento sino ad oggi Francia e Russia hanno combattuto contro e a fianco. Oggigiorno in alcuni conflitti sostengono la medesima parte, mentre in altri fazioni contrapposte. Il rapporto tra il Cremlino e l'Eliseo è sempre stato controverso e talvolta ambiguo, ma le ultime aperture da parte di entrambi i Presidenti sono state ben auguranti. La Francia, insieme alla Germania e all'Italia, potrebbe favorire la normalizzazione delle relazioni con la Russia.

Se Mosca può pensare a più di una semplice cooperazione tra Unione Europea e Russia in un futuro prossimo, una delle figure cardine della transizione sarà senz’altro la “vecchia amica” Francia.

 

CIVITAS EUROPA - Divisione Relazioni Internazionali

Omar Yazidi; Massimiliano Palladini

 

Note

[1] "Russia's Putin calls Iraq war a "mistake"", The Washington Post, 18 marzo 2003. Ultimo accesso 2 giugno 2020.

[2] "US says Russia sent advanced fighters to aid mercenaries in Libya", aljazeera.com, 27 maggio 2020. Ultimo accesso 2 giugno 2020.

 

Sitografia

LaRepubblica.it

Lacittafutura.it

Insideover.it

Bloomberg.it

Ilpost.it

Limes.it

Euronews.it

Startmag.it

Russiabeyond.it

Startingfinance.it

Rusalia.it

 

Bibliografia

Antonio Varsori, Storia internazionale dal 1919 ad oggi, Il Mulino, 2015, Bologna

Guido Formigoni, Storia della politica internazionale nell’età contemporanea, Il Mulino, 2018, Bologna

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