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9 maggio: una data, due sentieri opposti

Post Cover - 9 maggio: una data, due sentieri opposti

La Festa dell’Europa costituisce un momento di riflessione, di riscoperta delle radici storiche dell’Unione, di ricerca di ispirazione per immaginarne il futuro.

Quest’anno i pensieri e le preoccupazioni non possono non andare all’Ucraina stretta nella morsa della guerra. Per la prima volta acquisisce grande significato la corrispondenza tra la ricorrenza comunitaria e le celebrazioni russe per la vittoria del 1945. Da una parte, l’Europa unita ricorda il giorno in cui dimostrò al mondo di aver compreso la tremenda lezione impartitagli dalle due guerre mondiali. Dall’altra, la Russia piega la propria memoria storica alle ambizioni del suo leader, all’illusione propagandistica che gli ucraini invasi possano essere accostati ai nazisti invasori.

Una giornata, quella del 9 maggio, che delinea due sentieri divergenti: da un lato, la pacifica convivenza dei popoli europei uniti sotto un’unica bandiera; dall’altro, la paranoia militarista della Russia, passata dall’odiare i nazisti a seguirne le orme.

La Russia, che si credeva di poter riavvicinare al resto d’Europa, non è mai stata così distante e isolata. L’auspicio è che i leader dell’Unione utilizzino la ricorrenza della Dichiarazione Schuman per meditare sui prossimi passi da intraprendere, con coraggio, visione e determinazione. Per liberare l’Ucraina dagli orrori della guerra, per riportare la pace sul continente, per riallacciare i legami con la Russia e convincerla ad abbandonare la guerra di aggressione come veicolo della propria politica estera.

Come Schuman e gli altri leader europei del 1950 bisognerà essere pragmatici, senza rinunciare alla difesa dei principi che hanno ispirato più di 70 anni di pacifica cooperazione e prosperità in Europa.

 

Riccardo Raspanti

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